Quaderno proibito. Scrittura del sé e autocoscienza femminile

 

“Quando ho incominciato a scrivere credevo d'essere giunta al punto in cui si traggono le conclusioni della propria vita. Ma ogni esperienza - anche quella che mi viene da questo lungo interrogarmi nel quaderno - m'insegna che tutta la vita passa nell'angoscioso tentativo di trarre conclusioni e non riuscirci. Almeno per me è così: tutto mi sembra, allo stesso tempo, buono e cattivo, giusto e ingiusto, persino caduco ed eterno.


Non avrei mai creduto che tutto quanto m'accade nel corso della giornata valesse la pena di essere notato. La mia vita mi è sempre parsa piuttosto insignificante, senza avvenimenti notevoli [...]invece, da quando, per caso, ho cominciato a tenere un diario, mi pare di scoprire che una parola, un accento, possono essere altrettanto importanti, o anche più, dei fatti che siamo abituati a considerare tali. Imparare a comprendere le cose minime che accadono tutti i giorni, è forse imparare a comprendere davvero il significato più riposto della vita. Ma non so se è un bene, temo di no.


Avrei bisogno di essere sola, qualche volta, non oserei mai confessarlo a Michele, temendo di dargli un dispiacere, ma sogno di avere una camera tutta per me. I domestici, anche se lavorano tutto il giorno ininterrottamente, a sera dicono: Buona notte e hanno il diritto di chiudersi in una camera, in uno sgabuzzino. Io mi accontenterei di uno sgabuzzino. Invece non riesco mai a isolarmi e soltanto rinunziando al sonno trovo un po' di tempo per scrivere in questo quaderno. Se, quando sono in casa, interrompo ciò che sto facendo, o la sera, a letto, smetto di leggere e guardo nel vuoto, c'è sempre qualcuno che premurosamente mi domanda a che penso. Anche se non è vero, rispondo che penso all'ufficio o che sto facendo certi conti; insomma debbo sempre fingere di non pensare che a cose pratiche e questa finzione mi logora. Se dicessi che sto pensando a un problema morale, o religioso, o politico, forse, si metterebbero a ridere, affettuosamente schernendomi, come fecero la sera in cui affermavo il mio diritto a tenere un diario”.

Alba de Céspedes, Quaderno proibito



 

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