Questo matrimonio non s'ha da fare - Crisi di famiglia e genitorialità: l'ultimo libro di Mattia Morretta per Viator

E' possibile dissezionare un amore? Se guardiamo alla letteratura, da Italo Svevo a Heinrich Mann passando per Nabokov e Buzzati, possiamo rispondere che di un amore si può fare "una dissezione quasi anatomica" (appropriandosi, così, delle parole di Montale): ogni amore è un condensato di interpretazioni e riscritture, l'incanto sospeso tra passione e ragione permette di scoprire l'universo emozionale che si cela dietro ogni rapporto. La scoperta, tuttavia, presuppone una certa dose di tenacia unita al coraggio. E' solo allora che si può dire di entrare in contatto con se stessi e con il proprio sentire. Di conseguenza con l'Altro.


Del rapporto con l'Altro e dei legami d'amore Mattia Morretta, psichiatra, psicoterapeuta e sessuologo, ne ha fatto il tema centrale del suo ultimo libro, Questo matrimonio non s'ha da fare - Crisi di famiglia e genitorialità, edito da Gruppo editoriale Viator a giugno del 2019. Un'opera che sfugge a molte classificazioni tradizionali: un romanzo potrebbero dire alcuni, con tutti i limiti che la definizione di "romanzo" applicata ad un prodotto letterario come quello sopra citato comporta e che ritengo debbano essere scoperte dal lettore (ogni lettore noterà differenti livelli di lettura e molteplici chiavi di interpretazione). Un saggio si potrebbe obiettare, se non fosse per le innumerevoli e piacevoli immersioni nell'universo narrativo e letterario che si intrecciano alla materia psicologica e psicoanalitica. 
Questo matrimonio non s'ha da fare si presenta come un libro dalle risorse inesauribili: ogni capitolo potrebbe essere sviluppato in modo indipendente prendendo vita e trovando una nuova collocazione rispetto all'opera dalla quale ha avuto origine. 

Cosa succede, dunque, se andiamo a dissezionare un amore? Quale significato ultimo possiamo cogliere nei legami sentimentali, negli incontri tra coppie etero oppure omo che sfociano, poi, in rapporti duraturi? La durata di un legame d'amore è direttamente o inversamente proporzionale ai sentimenti che legano due persone? Si può parlare, oggi, di "famiglia" nello stesso modo in cui se ne parlava fino agli anni Settanta? 
Dalla "fisiologia e patologia del matrimonio" Morretta passa all'analisi acuta, sagace, lucida e condita da un pizzico di immancabile ironia, dei matrimoni d'amore e d'interesse dove la frase della Mitchell tratta da Via col vento occupa una posizione di preminenza rispetto a tutto il capitolo: "Ho amato qualche cosa costruita da me". 
Capitolo dopo capitolo, l'opera di staglia sull'immaginario del lettore, rompendo ogni preconcetto circa la famiglia, l'amore, il matrimonio: un'osservazione approfondita dei legami diventati vincoli inconsistenti "leggeri e deresponsabilizzanti". Alla lente d'ingrandimento non sfugge l'analisi delle figure genitoriali (ricordiamo il sottotitolo del libro: Crisi di famiglia e genitorialità) che perdono il loro ruolo di guida emotiva e carismatica e al loro fallimento si associa l'impoverimento della rete sociale “sicché si ha a che fare con viaggiatori solitari o in tandem con eventuali figli trascinati a ruota a mo’ di trolley” (a questo proposito si pone l'accento sui capitoli centrali: Pari e dispari o separati in casa, Scene da un matrimonio e aria di famiglia, L'esame di idoneità genitoriale).

Come rivolvere il problema? Si può, pertanto, parlare di amore che sa dire il suo nome? Tra rimandi letterari antichi e sconfinamenti novecenteschi Morretta disegna una strada percorribile attingendo alla dimensione dell’immaginario antropologico (mitologia inclusa) e valorizzando al massimo l’asse
ereditario umano, nelle varie espressioni di genitorialità spirituale, perché “se alla natura interessa avere eredi materiali, la civiltà ha bisogno di figli culturali”. 

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