Diario della Domenica. Mark Brown: il pop surrealism sposa la letteratura


Le librerie hanno un loro fascino. Personalmente amo il profumo della pagina nuova, non ancora sfogliata, le poltroncine in finta pelle sulle quali poter sprofondare e leggere magari due terzi di un romanzo, il sapore del caffè dopo aver comprato un buon libro, amo anche toccare, sfogliare, rimettere a posto, riprendere in mano, osservare in modo critico il titolo di un libro e scoprire che l'incipit mi ricorda un vecchio volume naufragato in cantina tempo fa. Ma le copertine sono quelle che attraggono anche l'occhio più esperto, anche il critico annoiato e sopraffatto da siffatti libri da non riuscire più a leggerne uno, per pigrizia o mancanza di fiducia. L'estetica, questo il vero problema. Ma non vorrei inciampare in riflessioni pseudo-filosofiche che annoierebbero anche i filosofi stessi. Resta il fatto che l'estetica gioca un ruolo fondamentale soprattutto quando si tratta di copertine che aderiscono a un certo movimento artistico-culturale. Copertine impegnate, che conservano un valore etico da tramandare nel tempo. Piccoli capolavori letterari e artistici. 

Ebbene, ieri mi sono imbattuta in questo libro di Nick Harkaway, Il mondo dopo la fine del mondo, la cui copertina ha ovviamente attirato la mia attenzione. Avevo già sentito parlare di Mark Brown (autore della copertina), noto artista pop surrealista che da alcuni anni sta esponendo in molte gallerie internazionali (in Italia ancora se ne parla poco anzi forse non se ne parla per niente). Mi chiedo se la copertina sia l'inizio della presa di coscienza da parte del panorama artistico italiano di un artista spesso schiacciato dal peso di Mark Ryden, Dave Cooper, Ron English etc oppure se la scelta grafica nasconda una semplice strategia di mercato. Sarebbe interessante scoprire che invece la copertina è stata scelta pensando alle tematiche del libro, dando così un valore aggiunto allo stesso.

Nessun commento:

Copyright by Sara Durantini. Riproduzione riservata. Powered by Blogger.