A una certa ora di un dato giorno il romanzo di Mariantonia Avati edito da La Nave di Teseo

Questo articolo è uscito sulla rivista LuciaLibri. 

Arriva un momento nella vita in cui tutti, prima o poi, si scontrano con la realtà dell’Amore che non sempre coincide con la sua stessa idea. L’Amore brucia voracemente, come ricorda Barthes nei Frammenti di un discorso amoroso, attraverso quell’ardore si consuma in modo rapido e inesorabile. Se il tempo si accanisce sull’esperienza amorosa, che cosa resta una volta consumata? Difficile rispondere tuttavia Barthes ci viene, ancora una volta, in aiuto con la struggente immagine dell'”amorosa quiete delle tue braccia” ovvero la ricerca, continua e incessante, per ritrovare la pienezza: «l’appagamento esiste, e io lotterò senza tregua per ottenerlo di nuovo». Eppure, l’amore, ci ricorda Proust, è estensione dell’essere amato «a tutti i punti dello spazio e del tempo che ha occupati e che occuperà»: in parte inafferrabile è colui (o colei) che amiamo. Così appare Luca agli occhi di Emma nella storia raccontata da Mariantonia Avati, A una certa ora di un dato giorno (192 pagine, 17 euro) edito da La Nave di Teseo.



Inaccessibile, impenetrabile, oscuro, a tratti incomprensibile: Luca è l’uomo dentro al quale perdersi, nei suoi occhi Emma rivede le sofferenze e le angosce della sua infanzia. Luca è l’occasione di Emma per riscattarsi dal dolore, per mettere la parola fine al suo passato. Elaborare il lutto di un padre assente anche nella presenza, mai totalmente suo, mai conosciuto fino in fondo, la valigia sempre pronta per essere riempita, il lavoro e gli impegni prima della famiglia. Sempre lontano, fino a scomparire del tutto nell’estate del sedicesimo compleanno di Emma. «La gente cambia, sparisce, e non tutti lo fanno morendo». Le parole di Alice Munro accompagnano Emma nel corso degli anni. Seppur cresciuta, Emma non riesce a distaccarsi dall’idea che, talvolta, l’amore assume molte forme e non sempre la realtà coincide con l’idea che ci siamo fatti.

Luca rappresenta una svolta nella vita di Emma. Anche Luca ha sofferto: la perdita prematura del fratello, i sensi di colpa e le difficoltà quotidiane, l’abuso di droghe. Luca capisce di aver trovato in Emma la persona che può condividere le sue vette senza inorridire dei suoi abissi. E gli abissi di Luca sono profondi. Emma non li teme, li vuole conoscere, vuole sondare le profondità del suo essere, aiutarlo a salvarsi per riscattare se stessa dal dolore più grande. Dalla loro unione nasce Federico, il figlio che verrà preservato dalla tragicità di un amore malato e tossico.

Nel tempo Luca ha tentato di indebolire Emma per rafforzarsi. L’ha usata come usava le sostanze stupefacenti. Quando sono iniziati i ricatti morali? Quando è diventato palese che Luca stava investendo Emma di un compito che, forse, neppure un lungo percorso psicologico e un adeguato sostegno sarebbero bastati per mettere la parola fine alle sofferenze di una intera vita? A che punto della loro storia Emma ha scoperto se stessa, liberandosi dal fardello del passato e da un presente che la stava annientando come donna e come persona?


Mariantonia Avati ci consegna una storia tormentata fatta di vuoti e abissi, di cose taciute e nascoste, di segreti che non trovano pace neppure nel silenzio della nostra memoria. Avati ci consegna una storia in cui rinascita e resurrezione sono possibili, perché se è vero che nessuno si salva da solo è altresì vero che la salvezza nasce dal coraggio con il quale cerchiamo dentro di noi (e non fuori) ciò di cui abbiamo realmente bisogno.


Puoi leggere questo articolo anche sulla rivista LuciaLibri: Avati e la salvezza possibile… cercando dentro di noi

Nessun commento:

Copyright by Sara Durantini. Riproduzione riservata. Powered by Blogger.