Storia individuale e collettiva nel romanzo di Gian Arturo Ferrari, Ragazzo italiano

Il processo creativo alla base delle produzioni di Gian Arturo Ferrari si muove sui binari del racconto, prende le mosse dalla catalogazione, dall'archiviazione e dalla conservazione di storie che meritano di essere tramandate. L'osservazione e la riflessione unite all'esperienza: Ferrari ce lo dimostra già in Libro, edito da Bollati Boringhieri nel 2014, un "ragionamento filosofico su cosa sia un libro, e una riflessione su cosa diventerà il libro". Il racconto personale che diventa racconto collettivo, occasione per analizzare l'avvento del digitale e l'importanza delle parole da parte di chi ha avuto (e ha tuttora) un ruolo fondamentale nel settore editoriale e umanistico. Lo stesso amore per il racconto, per la narrazione di una storia individuale che rispecchia la storia collettiva italiana lo ritroviamo nel suo primo romanzo Ragazzo italiano edito da Feltrinelli, nella dozzina del Premio Strega 2020. 


L'Italia del dopoguerra è l'ambientazione da cui prende le mosse Ragazzo italiano. La particolare attenzione di Ferrari ai risvolti psicologici della guerra sui bambini e sugli adulti e all'asprezza di quel periodo storico mette in luce la dicotomia che accompagnerà il lettore durante tutta la lettura: le privazioni emotive ed umane che tutti, grandi e piccini, vivevano in quel periodo, erano contaminate dal bisogno di ricostruire. Una ricostruzione storica che investe tanto l'Italia quanto le singole persone e famiglie che dalle macerie volevano innalzarsi gettando le basi per una nuova società e per un nuovo sentire. 

Inizia in questo contesto un viaggio umano che porta il lettore a conoscere il protagonista, Ninni, l'infanzia trascorsa tra Zanegrate, in Lombardia, e Querciano, in Emilia Romagna. La madre "rimasta una ragazza" gli trasmette l'amore per i libri e per il cinema. Ninni capisce fin dal subito che leggere è un modo per costruire altri mondi, per viaggiare e scoprire. Il padre, invece, è un uomo "di tempi e metodi" che di tanto in tanto esce "da quella specie di nebbia velenosa" che lo avvolge. La nonna è amorevole e lo riempie di attenzioni, le sue storie sono intrise dei ricordi vividi della guerra (come l'aereo Pippo), nei suoi racconti magia e realtà si confondono.

Seguiamo la storia famigliare di Ninni (Piero) ma soprattutto partecipiamo alla sua crescita, le difficoltà scolastiche, le tiepide amicizie, Querciano assume sempre più le sembianze di un rifugio lontano da certe angherie vissute a scuola. Più tardi, le prime infatuazioni sulle note dei versi di Cardarelli, il liceo classico e l'antifascismo, gli anni del benessere e del boom economico che spostano le vacanze condensandole nel caldo e afoso mese di agosto, infine uno sguardo sulla città di Milano, la sua moderna vivacità e le sue contraddizioni.

In questo racconto individuale e collettivo al tempo stesso, osserviamo come la ricostruzione del dopoguerra possa scorrere anche nelle vene dei giovani come Piero, che lontano dal giogo famigliare e dai pregiudizi riescono a costruirsi il proprio posto nel mondo, trovando la loro famiglia e la loro casa. La loro patria. Che non è "un luogo, ma un modo di essere".

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