Letture: I fuorilegge della montagna di Dino Buzzati
Riscoperte
Che relazione intercorre tra il Buzzati del Deserto dei tartari e quello delle Dolomiti? A primo acchito nulla ma chi conosce l'anima del vero Dino Buzzati non può ignorare la sua passione e il suo incontenibile amore per la montagna. Di origini bellunesi (e qui già si intravede uno squarcio di ciò che spiegherò a poco) le vette hanno sempre fatto parte della sua vita fin dall'infanzia. Non un passatempo, il semplice trascorrere delle ore pomeridiane a caccia di luoghi nascosti e isolati forse per entrare meglio in simbiosi con quella parte della sua anima più incline alla solitudine, non solo questo.
La montagna, come ha dichiarato Lorenzo Viganò in occasione della pubblicazione dei due volumi da lui curati, I fuorilegge della montagna (Oscar Mondadori), "è un po’ un capitolo a parte perché ha pervaso la vita di Dino in tutti i suoi aspetti. È cresciuto con la montagna. È mistero, ma anche esperienza e territorio. Buzzati ha scritto molto di nera, ma non ha mai ammazzato nessuno. Invece ha scritto di scalatori e di imprese avendo provato la sensazione del vuoto, del freddo, della paura e della gioia: c’è tutta un’esperienza vitale."
Ed è proprio su I fuorilegge della montagna che voglio soffermarmi perchè mi trovo tra le Dolomiti, perchè ogni giorno mi addentro nei boschi e provo la sensazione di essere sola, tremendamente sola a contatto con una natura che, in talune situazioni, può sembrare ostile, mettendo a dura prova il mio temperamento. Mi voglio soffermare su questo libro anche perché mi ha aiutato a riflettere e riscoprire una parte di quel Buzzati che ho amato dapprima attraverso quelli che definisco gli scritti milanesi come Poema a Fumetti, Un amore o Sessanta racconti. Li definisco scritti milanesi perché trovo che la città sia il perno attorno al quale ruotano molte delle tematiche ricorrenti.
Ma torniamo alla montagna. Da un lato l'incontro di vallate, montagne, colline, boschi che si diramano per chilometri e chilometri, dall'altro lo scontro con la civiltà che resiste, prova a sopravvivere in un ambiente talvolta poco incline alla vita umana e lo fa con dignità e profondo rispetto per l'infinità grandezza e immensità della natura.
Ritorno ancora alle parole di Lorenzo Viganò sul Buzzati alpinista "scalare per lui è un piacere e una sfida. Gli piace confrontarsi con la roccia, toccarla. Sconfiggerla. E questo gli permette di scriverne con più consapevolezza (e competenza) degli altri". La forza della montagna e il suo spirito, il suo modo di viverla e sentirla emerge da I fuorilegge della montagna attraverso un linguaggio poetico, che sfuma sulle sensazioni e approfondisce il suo sentire. Lo sguardo è rivolto alla vetta, a ciò che è sempre più alto, inarrivabile, inaccessibile. Una sfida, come appunto asseriva Viganò, ma anche il compimento di un'epifania. La rivelazione della forza dell'uomo a contatto con quella della natura.
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