Creativo sì, #coglioneNO



Partiamo dal video realizzato dal collettivo Zero, Creativo sì #coglioneNO. Lo avete visto tutti, vero? Non c'è bisogno che mi metta a raccontarvelo ma inserisco il link alla pagina ufficiale in cui potrete trovare i video realizzati dal collettivo, perché non fa male riguardarli magari una seconda volta. O una terza volta. http://zerovideo.net/coglioneno


Quanti di voi fanno i web writer? I copywriter? E quanti svolgono un Lavoro Creativo? So per certo che qualcuno tra i follower è un creativo fino al collo e chissà magari anche tu che stai leggendo annuisci pensando che quelle frasi le conosci bene.

Questa pubblicità sta facendo il giro del web e in molti ne stanno parlando e scrivendo. Pure io. 
Anch'io sono stata una che ha fatto quella figura, proprio quella lì, sì. E ho fatto anche la stessa faccia quando mi sono sentita dire che ero io a non aver capito bene, che nessuno aveva stanziato un budget per quel progetto (già portato a termine) o deciso di investire su di me.

Il problema, almeno in parte, credo che stia nella parole di Benedetto Motisi nel suo commento all'articolo di Riccardo Esposito: "credo che le professioni creative lato web, non avendo lo stesso storico di altri “mestieri di concetto” come l’avvocato o il notaio, ancora devono guadagnarsi la fiducia dell’utente tipo italiano".

Nel suo post, Riccardo Esposito, pone una domanda dando una possibile risposta ovvero lui si (e ci) chiede come possiamo risolvere questo problema? La risposta è investire sul proprio nome: studiano, lavorando, scrivendo, specializzandosi per fare in modo che in qualsiasi occasione qualcuno dica: “ok, lui/lei è in gamba”, “ho sentito parlare di questa persona”, “ho letto il suo blog: mi piace”, “l’ho sentito a quell’evento: chiamalo”.

In un mondo migliore queste frasi portano riconoscimento per ciò che è stato fatto fino a quel momento, portano domande, offerte, portano lavoro. In un mondo migliore nessuno ti frega l'idea e nessuno vuole farti le scarpe appena giri le spalle perché ognuno è consapevole e forte delle sue competenze e non ha bisogno di copiare o peggio ancora screditare per raggiungere un obiettivo. Ma qui non siamo in un mondo migliore, siamo in un paese che costruisce (poco) e distrugge (tanto) comprese le speranze dei nostri figli. Da madre sto cercando di mettere a disposizione tutti gli strumenti possibili che consentano a mio figlio (se lui vuole) di andare all'estero per studio o per diletto. In ogni caso sarà una crescita.

Quindi d'accordo con Riccardo, investire sul proprio nome ma occhio a non disperdere le energie perché sono troppi gli specchietti per allodole che dietro la visibilità nascondono lo sfruttamento e magari quel tempo lo togliamo alla nostra (vera e utile) formazione e professionalità. 

Ma non abbiamo ancora risposto del tutto alla domanda, come risolviamo? Sono sincera, oltre alle cose dette e sulle quali concordo, per il resto ancora non lo so.

Voi cosa ne pensate?

3 commenti:

  1. Mi dispiace molto che anche tu te lo sia sentita dire.
    Io invece non penso di potermi ritenere una "lavoratrice creativa" (non ancora, quantomeno), ma comprendo bene il problema... e non avrei la più pallida idea di come risolverlo. E se non lo sappiamo noi giovani...
    Oppure andrebbe risolto proprio l'altro lato: il "datore di lavoro", colui che ti chiama, eccetera, LUI dovrebbe essere una persona seria. Senza approfittare. Sperando non sia un'utopia... Ma se ci fosse passato anche lui/lei, magari sarebbe saggio ed eviterebbe di creare tali problemi. Forse.

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  2. Grazie della citazione!

    Non possiamo fare altro che resistere, almeno finché il gioco vale la candela. E finché, ogni fine anno, tirando i bilanci, può valerne ok.

    Altrimenti, stiamo parlando di lavoro, non di salvare vite umane, il mondo è grande e si va, è anche una occasione di crescita.

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  3. @Maria credo che, al di là, del tipo di lavoro che facciamo nel'attimo in cui ci siamo sentiti dire frasi di questi tipo non c'è più distinzione ma dovrebbe esserci una voce univoca che cerca quantomeno di resistere, come dice Benedetto.

    @Benedetto hai ragione quando dici che il mondo è grande e che è anche un'occasione di crescita. La prendo come una frase di buon auspicio! :)

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