I miei martedì col professore

I miei martedì col professore (Rizzoli, 1998) di Mitch Albom è il racconto onesto e delicato di un incontro tra un professore e il allievo, tra Morrie e Mitch. Un incontro che rivela la fragilità dell'uomo, la contingenza di certi eventi che muta il valore degli stessi. Morrie è stato il professore con il quale Mitch si è laureato; il giorno del lancio dei tocchi è anche il giorno della commozione di Morrie e di quella promessa strappata alle spalle generose ma ingenue di Mitch: mantenere i contatti.
Si rividero molti anni dopo quando Morrie aveva smesso di ballare, quando le sue gambe avevano smesso di camminare, quando tutto il suo corpo era dipendente dalle cure della moglie Charlotte o delle infermiere o dei medici. Si rividero quando la sua malattia era allo stadio terminale. Morrie lo sapeva che gli restavano poche settimane e non voleva perdere un minuto di più.
La loro amicizia, iniziata nella primavera del '76, smantellò gli anni di silenzio, la promessa mancata di Mitch e riprese sedici anni dopo la sua laurea. L'ultimo corso che Morrie terrà a Mitch ha iniziato proprio nella sua casa, lui sulla sedia a rotelle e Mitch imbarazzato e profondamente in colpa per non aver saputo fare di meglio. Morrie fissa anche un giorno, come si fa con un corso di laurea. Il martedì. Ogni martedì Mitch raggiungerà la casa di Morrie e gli insegnerà ciò che è più difficile insegnare: vivere, amare, morire.
I miei martedì col professore è un libro che emoziona, che stronca la voce e obbliga a leggere col cuore. E' un libro scritto con grande lucidità. E' uno di quei libri che vorresti rileggere a tuo figlio prima di addormentarsi, pagine che sottolinei più e più volte mentre pensi: questa la leggo stasera a mio marito.
Io ho fatto così.
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