6 dicembre 1975: la prima grande manifestazione femminista. Perché il femminismo degli anni Settanta parla ancora al nostro presente
Roma, 6 dicembre 1975. Migliaia di donne avanzano per le strade della capitale portando cartelli che parlano di aborto, libertà, corpo, autodeterminazione. A distanza di cinquant’anni, quelle voci risuonano ancora. Chi siamo diventate? Che cosa resta di quella forza collettiva che seppe cambiare la storia?
Rai Cultura ha scelto di riproporre quel momento con una serata speciale su Rai Storia con la puntata di Passato e Presente dedicata a Carla Lonzi e lo speciale Diritti civili e conquiste.
Fra le figure riportate in primo piano, Carla Lonzi emerge come quella capace di parlare al nostro tempo. Femminista, critica d’arte, intellettuale refrattaria alle gabbie ideologiche, Lonzi comprese con lucido anticipo ciò che ancora oggi fatichiamo a nominare ovvero l’asimmetria profonda che struttura i rapporti tra uomini e donne, la necessità di smantellare non solo le leggi ingiuste ma l’intero sistema simbolico che le sorregge.
La sua scelta di lasciare il mondo dell’arte per dedicarsi al femminismo radicale fu un salto netto, quasi scandaloso per l’epoca. Quello strappo ha generato uno dei pensieri più fertili e scomodi della contemporaneità. Leggere Sputiamo su Hegel nel 2025 significa riconoscere quanto siamo ancora immersi, talvolta inconsapevolmente, nella logica che lei volle rovesciare.
Lo speciale Soggetto donna ci ricorda invece che le rivoluzioni nascono dai libri e dai luoghi in cui le donne si sono incontrate. Il Teatro della Maddalena e la redazione di Effe erano spazi concreti abitati da donne reali: Dacia Maraini, Adele Cambria, e tante altre. Si provavano spettacoli, si discuteva, si litigava, si scrivevano editoriali, si costruiva la sorellanza. Si immaginava un modo diverso di stare al mondo e nel mondo. Le conquiste civili degli anni Settanta non sono nate nei palazzi del potere, ma in luoghi come questi, dove la creatività incontrava la politica e la vita quotidiana diventava materia rivoluzionaria.
Oggi è giusto e legittimo chiedersi che cosa resta di tutto questo. Raccontare oggi il femminismo degli anni Settanta significa fare molto più che un’opera di commemorazione, significa riconoscere che i diritti non sono mai definitivamente conquistati, che il corpo delle donne è ancora campo di battaglia legislativo, sociale e anche mediatico e che le parole di Lonzi, Maraini e Cambria non rimangono dietro di noi ma avanzano con noi.
C’è una responsabilità che riguarda tutte e tutti noi e credo sia da rintracciare nell'eredità di questi momenti storici, nella conoscenza profonda che porta a una consapevolezza del passato per una riflessione che possa davvero dirsi costruttiva verso il presente e il futuro. Portare con noi quei momenti e farli vivere nel modo in cui guardiamo alle relazioni, alla politica, alla rappresentazione del corpo, alle forme di libertà possibili oggi.

Nessun commento: