mercoledì 27 agosto 2025

I ‘Journaux de bord‘ di Marguerite Yourcenar

«Le meilleur remède aux turbulences de l’esprit, c’est d’apprendre. C’est la seule chose qui ne se détériore jamais. On peut vieillir et trembler, au sens anatomique du terme; on peut veiller la nuit en écoutant le désordre de ses veines; on peut perdre son unique amour et voir s’évanouir sa fortune par la faute d’un monstre; on peut contempler le monde autour de soi dévasté par des fous dangereux, ou savoir que son honneur est piétiné dans les égouts des esprits les plus vils. Dans de telles conditions, il n’y a qu’une seule chose à faire: apprendre».


Marguerite Yourcenar, Sources II (Gallimard, 1999)




domenica 24 agosto 2025

mercoledì 20 agosto 2025

I luoghi di Georges Perec

“Ho scelto a Parigi dodici luoghi, strade, piazze, incroci, legati ad alcuni ricordi, ad eventi oppure a momenti importanti della mia esistenza. Ogni mese, descrivo due luoghi; una prima volta sul campo (in un caffè, o lungo la via stessa) descrivo “ciò che vedo”, nel modo più neutrale possibile; una seconda volta, non importa dove (a casa mia, in un caffè, in ufficio) descrivo un territorio della memoria, rievoco i ricordi legati a quel luogo, le persone che vi ho conosciuto (…). Il tempo ritrovato si confonde con il tempo perduto; il tempo si aggrappa a questo progetto, costituendone la struttura e il vincolo; il libro non è più la restituzione di un passato, ma la misura del tempo che scorre, il tempo della scrittura”.

Georges Perec, Lieux




lunedì 18 agosto 2025

Judith Godrèche porta Annie Ernaux al cinema con Mémoire de fille

Quando Judith Godrèche ha scelto di confrontarsi con Mémoire de fille, non ha soltanto abbracciato un libro, ha scelto di accogliere una ferita. Quella di Annie Ernaux, che affiora tra le pagine con la precisione dolente della memoria vera, sarà ora affidata allo sguardo cinematografico di Godrèche e al volto giovane di Maïwène Barthélémy. L’annuncio, reso pubblico tra giugno e luglio, anticipa l’inizio delle riprese previsto per questo autunno. A distanza di quindici anni dal suo primo lungometraggio, Toutes les filles pleurent, Godrèche torna dietro la macchina da presa per raccontare un’altra forma di silenzio, quello che si annida nelle prime esperienze, nei corpi che imparano a nominarsi.



Pubblicato da Gallimard nel 2016 e tradotto da L’Orma l’anno successivo, Mémoire de fille, a cui mi sento profondamente legata, rappresenta una delle tappe più nitide del percorso autosociobiografico di Annie Ernaux. L’estate del 1958 diventa il teatro di una prima separazione dal nido familiare: Ernaux, giovane educatrice in una colonia della Normandia, incrocia un incontro che le inciderà la pelle e l’anima. La materia narrativa è scabra e luminosa insieme. Si muove lungo i sentieri dell’identità, attraversa il corpo come campo di battaglia tra desiderio, vergogna e potere. E come sempre, la scrittura di Ernaux è chirurgica, quasi crudele nella sua essenzialità. Trasporre questo testo in immagini non è solo una sfida: è un atto di traduzione del dolore. E Judith Godrèche, con il suo sguardo sensibile e lucido, potrebbe restituire alla memoria il suo vero potere: quello di riscriverci, lentamente, mentre il tempo continua a scorrere.



La scelta di Maïwène Barthélémy per interpretare la protagonista non è casuale, né semplicemente artistica. Arrivata al cinema con Vingt Dieux, è stata una delle rivelazioni più sorprendenti dell’ultima stagione, al punto da conquistare il César 2025 come miglior rivelazione femminile. Il suo volto, segnato da una Francia periferica, rurale, e da una corporeità autentica, mai levigata, sembra parlare lo stesso linguaggio della scrittura di Ernaux, dove il corpo è luogo concreto della memoria, della vergogna, del desiderio. È in questo incontro tra carne e narrazione che si potrebbe creare un contrappunto vibrante tra attrice e personaggio. Anche Judith Godrèche, che in questo film firma non solo la regia ma anche la sceneggiatura, arriva a questo progetto da un territorio personale e politico intenso. Negli ultimi anni, la sua voce si è imposta come una delle più forti del movimento #MeToo in Francia: tra denunce, testimonianze e il cortometraggio Moi aussi (“all’improvviso, davanti a me c’era una folla di vittime, una realtà che rappresentava anche la Francia, tante storie di ogni estrazione sociale e generazione. Allora la domanda era: cosa ne avrei fatto? Cosa fai quando sei sopraffatto da ciò che senti, dall’enorme volume di testimonianze?”, diciotto minuti girati in una strada di Parigi riunendo un migliaio di persone, donne e uomini, che come lei hanno subito abusi sessuali), Judith Godrèche ha scelto di restare esposta, vulnerabile, e per questo ancora la sua voce e la sua arte sono ancora più incisive. In questo contesto, la trasposizione di Mémoire de fille non è solo un’operazione artistica, ma rappresenta un gesto necessario. Raccontare la storia di una giovane che si confronta con il consenso, con il desiderio e con lo sguardo sociale è oggi un atto profondamente politico, un modo per restituire voce e corpo a un’esperienza che, ancora una volta, attraversa il tempo per interrogarci sul presente.

L’adattamento di Mémoire de fille si inserisce in un dialogo già vivo tra il cinema europeo contemporaneo e l’opera di Annie Ernaux. Negli ultimi anni, la sua scrittura, affilata, quotidiana, radicalmente intima, ha ispirato film e documentari capaci di restituire la densità emotiva dei suoi testi. Passion simple (2020) di Danielle Arbid, tratto da Passione semplice; L'Événement (2021) di Audrey Diwan, Leone d’Oro a Venezia e trasposizione dell’omonimo romanzo sull’aborto clandestino; J’ai aimé vivre là di Régis Sauder con la partecipazione e testi di Annie Ernaux che ci guida nei luoghi dell’autrice a Cergy; Les Années Super 8 (2022), documentario familiare firmato dalla stessa Ernaux insieme al figlio David Ernaux-Briot, candidato al César; fino a Écrire la vie di Claire Simon, che sarà presentato alle Giornate degli Autori 2025, dove la voce dell’autrice viene reinterpretata da studenti e studentesse delle scuole francesi. A queste opere si aggiungono numerose trasposizioni teatrali, che hanno attraversato palchi italiani ed europei, portando in scena la forza cruda e limpida della parola di Ernaux. La sua scrittura, fondata sulla “verità del reale”, impone a chi la traduce in immagini una grammatica visiva altrettanto precisa, capace di camminare in equilibrio tra pudore e frontalità.

L’incontro tra la prosa di Annie Ernaux e lo sguardo di Judith Godrèche promette un film che non si limita a “trasporre” un testo, ma lo ridiscute dentro il presente francese: una società che sta rinegoziando le proprie narrazioni su potere, sessualità e memoria. E proprio per questo, sarà interessante osservare come Godrèche saprà restituire, con la sua sensibilità e l’esperienza maturata nel formato breve, il linguaggio di Ernaux sullo schermo e soprattutto quali aspetti del libro sceglierà di mettere a fuoco. Riuscirà il cinema, ancora una volta, a interrogarci su come il passato continui a vivere nel corpo, nella memoria, nella voce?


venerdì 15 agosto 2025

Finestre sul cinema. The dreamers di Bernardo Bertolucci

Corpo, politica, cinema, musica, sessualità, filosofia: erano questi gli ingredienti di quel ‘focolaio magico’ che preparò l’esplosione del Sessantotto nella vita pubblica come in quella privata. Desiderio erotico, desiderio di sapere, desiderio di esistenza unita. Personale e politico indissolubilmente legati nel sogno della rivoluzione di tutto. Altro che fallimento, polemizza Bertolucci con la sua stessa generazione che non riesce a restituire quel focolaio magico ai figli e ai nipoti: “da allora niente è stato più come prima, non c’è diritto rivendicabile oggi che non sia piantato nella libertà che ci prendemmo, senza che nessuno ce la desse, allora”.


Ida Dominijanni, settembre 2003




giovedì 14 agosto 2025

Finestre sul cinema. Bande à part di Jean-Luc Godard

Attraverso le considerevoli differenze di temperamento e di linguaggio, è qui evidente tutto ciò che avvicina Godard a Truffaut, e spesso si pensa, guardando Band à part, a una specie di Jules et Jim girato con lo spirito di Tirez sur le pianiste.


Pierre Billard, 1964



In ricordo di Sibilla Aleramo

 «Tutta la vita sono stata la refrattaria, la ribelle, oh ma inerme! “Anima mia che hai le ali ma non le armi” scrissi una volta. La società non mi perdona proprio questo, non mi perdona ch’io vada sola ed indifesa, io donna, e così condanni implicitamente, s’anche in silenzio il suo modo di essere, le sue corazze, i suoi pugnali, i suoi veleni. Non mi perdona e si vendica, ed è logico. Cioè, crede di vendicarsi, forte del suo oro, dei suoi statuti, della sua infinità viltà, S’io pervengo tuttavia a strapparle qualcosa, gli è che mi contento sempre del minimo sufficiente a salvarmi, a salvare entro di me ciò che gli altri non hanno. E la creatura selvaggia ch’io sono, quella che s’è conservata intatta malgrado abbia dovuto tante volte discendere alla pianura brulicante e miasmatica, la creatura di libertà e d’altezza, in certi giorni, come oggi, ride, ride, ride! Un’ora fa era triste, ora ride, nell’imminenza della lotta, grottesca lotta per avere un poco di materia da trasformare in essenza, essenza armoniosa, odorosa, da donare a tutti».


Sibilla Aleramo




mercoledì 13 agosto 2025

Finestre sul cinema. Jules et Jim di François Truffaut

Il successo è difficile da perdonare, soprattutto a Parigi, e quando è improvviso. Non mancava certo la gente in attesa del terzo film di François Truffaut. Saranno amaramente delusi: Jules et Jim è un enorme successo. Con Jules et Jim, Truffaut si afferma come un grande autore cinematografico, forse il primo della sua generazione.


Georges Sadoul, gennaio 1962


martedì 5 agosto 2025

5 agosto 1981: la fine del matrimonio riparatore e del delitto d’onore

 Il 5 agosto 1981 rappresenta una data fondamentale nella storia giuridica e sociale italiana: con la legge n. 442 furono abrogati il matrimonio riparatore e il delitto d’onore.


l matrimonio riparatore “consentiva” allo stupratore di cancellare il reato sposando la vittima; il delitto d’onore, invece, prevedeva pene ridotte per chi uccideva una donna della famiglia in nome della cosiddetta “onorabilità”.



Questa svolta giuridica non fu improvvisa, ma maturò grazie al coraggio e alla determinazione di Franca Viola, giovane siciliana che, appena diciasettenne, venne rapita e violentata. La giovane rifiutò pubblicamente di sposare il suo aggressore, rompendo per la prima volta il silenzio imposto dalla società e diventando il simbolo dell'emancipazione femminile. Al coraggio, si unirono, successivamente, i movimenti femministi e le associazioni per i diritti delle donne.


Tra le politiche che sostennero la legge, da ricordare è Angela Maria Bottari, eletta alle elezioni politiche del 1976 e candidata alla Camera dei deputati. Bottari presentò la prima proposta di legge contro la violenza sessuale, inoltre fu la prima relatrice della legge 442 che portò, nel 1981, all'abrogazione del delitto d'onore e del matrimonio riparatore.


La riforma del 1981 pose fine a norme che legittimavano discriminazione e violenza, aprendo la strada a un ordinamento più rispettoso dei diritti della donna.


domenica 3 agosto 2025

In ricordo di Colette

Un omaggio in occasione dell'anniversario della scomparsa di Colette (Saint-Sauveur-en-Puisaye, 28 gennaio 1873 - Parigi, 3 agosto 1954) attraverso le sue parole tratte da Le Fanal bleu.


«Ô découvertes, et toujours découvertes! Il n'y a qu'à attendre pour que tout s'éclaire. Au lieu d'aborder des îles, je vogue donc vers ce large où ne parvient que le bruit solitaire du cœur, pareil à celui du ressac? Rien ne dépérit, c'est moi qui m'éloigne, rassurons-nous. Le large, mais non le désert. Découvrir qu'il n'y a pas de désert: c'est assez pour que je triomphe de ce qui m'assiège».


Ricostruzione della camera di Colette al Palais-Royal al Musée Colette


Un approfondimento che le ho dedicato, si può leggere su Ritratto di Colette