sabato 25 gennaio 2025

Lettere e memorie autobiografiche: tracce di Virginia Woolf

Pensavo l'altra sera che non c'è mai stata un'autobiografia di una donna. Niente che possa essere paragonato a Rousseau. Suppongo che castità e modestia siano state la ragione. Ora, perché non dovresti essere non solo la prima donna a scrivere un'opera, ma anche la prima a raccontare la verità su se stessa? Ma solo il grande artista può dire la verità. Mi piacerebbe un'analisi della tua vita sessuale, come fece Rousseau con la sua. Più introspezione. Più intimità.


Virginia Woolf in una lettera all'amica Ethel Smyth, 24 dicembre 1940 


Sembrava che un'ombra giacesse sulla pagina. Era una barra scura e dritta, un'ombra che aveva la forma della lettera "I". Si cominciava a spostarsi da una parte all'altra per cercare di cogliere un frammento del paesaggio dietro di essa. Che fosse davvero un albero o una donna che camminava, non ne ero del tutto sicuro. Si veniva sempre richiamati indietro alla lettera "I". Si cominciava a essere stanchi di quell’"I". Non che quell’"I" non fosse rispettabile; onesta e logica; dura come un guscio di noce, e levigata per secoli da buoni insegnamenti e da una buona alimentazione. Rispetto e ammiro quell’"I" dal profondo del cuore. Ma – qui voltai una o due pagine, cercando qualcosa – il peggio è che, nell'ombra della lettera "I", tutto è informe come nebbia.

Virginia Woolf , Una stanza tutta per sé


Ci sono diverse difficoltà. In primo luogo, l'enorme quantità di cose che riesco a ricordare; in secondo luogo, il numero di modi diversi in cui si possono scrivere le memorie. Essendo una grande lettrice di memorie, conosco molti modi diversi.


Riesco a ricordare la sensazione della sua mano che si infilava sotto i miei vestiti; scendendo con fermezza e costanza, sempre più in basso. Ricordo come speravo che si fermasse; come mi irrigidii e cercai di divincolarmi mentre la sua mano si avvicinava alle mie parti intime. Ma non si fermò. La sua mano esplorò anche le mie parti intime. Ricordo il risentimento, il disgusto – qual è la parola per un sentimento così muto e confuso? Deve essere stato forte, dato che lo ricordo ancora. [...] Devo essere stata vergognosa o spaventata del mio stesso corpo.


Il problema che ho accennato alla prima pagina: perché è così difficile dare un resoconto della persona a cui accadono le cose. La persona è con ogni evidenza immensamente complicata. Si consideri l’episodio dello specchio. Sebbene abbia fatto del mio meglio per spiegare perché provavo vergogna nel guardare il mio volto, sono riuscita solo a scoprire alcune possibili ragioni; potrebbero essercene altre; non credo di essere arrivata alla verità; eppure questo è un episodio semplice, ed è successo a me personalmente, e non ho alcun motivo per mentire a riguardo. Nonostante tutto ciò, le persone scrivono ciò che chiamano "vite" di altre persone; cioè raccolgono una serie di eventi e lasciano sconosciuta la persona a cui sono accaduti.

Virginia Woolf, Tracce del passato




mercoledì 22 gennaio 2025

Bandiera di Giulia Mei


Libera, voglio essere liberaDi non portare o portare un veloTruccarmi tantissimoNon depilarmi per mesi, per anniLibera, voglio essere liberaDi uscire la sera, tornare da solaSenza la paura persino del tipoDella spazzatura
Di fare un figlio anche a quarant'anniDi divorziare e poi risposarmiAmare un uomo con dieci anni in menoChe mi vuole bene, bene davveroFare l'amore, girare un pornoCambiare letto pure ogni giorno
E di morire come mi pareNon massacrata da un criminaleNon dalle pietre di un titolistaNé dalle carte di un penalistaDai timorati figli di DioChe sputano merda e premono invioSputano merda e premono invio
Oh-oh, oh-oh, oh-oh-oh-ohOh-oh, oh-oh, oh-oh-oh-oh
Della mia fica farò monetaO simulacro di nuova vitaDelle mie mani farò cantieriO fragilissimi tulipani
Della mia vita farò una bandieraChe brillerà nella notte scuraDella mia vita farò una bandieraChe brillerà nella notte neraDella mia fica farò una bandieraChe brillerà nella notte nera
Della mia fica farò una bandieraChe brillerà nella notte neraDella mia fica farò una bandieraChe brillerà nella notte neraDella mia fica farò una bandieraChe brillerà nella notte neraDella mia fica farò una bandieraChe brillerà nella notte nera
Della mia fica farò una bandieraChe brillerà nella notte neraDella mia fica farò una bandieraChe brillerà nella notte neraDella mia fica farò una bandieraChe brillerà nella notte neraDella mia fica farò una bandiera
Oh-oh, oh-oh, oh-oh-oh-ohOh-oh, oh-oh, oh-oh-oh-ohOh-oh, oh-oh, oh-oh-oh-ohOh-oh, oh-oh, oh-oh-oh-oh
Della mia fica farò una bandieraChe brillerà nella notte neraDella mia fica farò una bandieraChe brillerà nella notte neraDella mia fica farò una bandieraChe brillerà nella notte neraDella mia fica farò una bandiera
Libera, prima o poi sarò liberaQuando la guerra sarà finitaRitorneremo tutte alla vita
Scritta e composta da: Giulia Mei


giovedì 16 gennaio 2025

Susan Sontag: Sulle Donne. Da "Invecchiare: due pesi e due misure"

Le donne hanno un'altra opzione. Possono aspirare ad essere sagge, non solo simpatiche; ad essere competenti, non solo utili; ad essere forti, non solo graziose; ad essere ambiziose per se stesse, non solo in relazione con uomini e creature piccole. Possono lasciarsi invecchiare in modo naturale e senza imbarazzo, protestando attivamente e disobbedendo alle convenzioni che derivano dal doppio standard di questa società sull'invecchiamento. Anziché cercare di essere ragazze, ragazze finché è possibile, e, alla fine, in anziane oscene, possono diventare donne molto prima e restare adulte attive godendo molto più a lungo della lunga vita erotica d cui sono capaci. Le donne dovrebbero permettere ai loro volti di mostrare la vita che hanno vissuto. Le donne dovrebbero dire la verità.


Susan Sontag, Sulle donne (con la prefazione di Benedetta Tobagi, Einaudi 2024)





sabato 4 gennaio 2025

Faire vivre, Paul Éluard

Ils étaient quelques-uns qui vivaient dans la nuit
En rêvant du ciel caressant

Ils étaient quelques-uns qui aimaient la forêt
Et qui croyaient au bois brûlant
L’odeur des fleurs les ravissait même de loin
La nudité de leurs désirs les recouvrait

Ils joignaient dans leur cœur le souffle mesuré
A ce rien d’ambition de la vie naturelle
Qui grandit dans l’été comme un été plus fort

Ils joignaient dans leur cœur l’espoir du temps qui vient
Et qui salue même de loin un autre temps
A des amours plus obstinées que le désert

Un tout petit peu de sommeil
Les rendait au soleil futur
Ils duraient ils savaient que vivre perpétue

Et leurs besoins obscurs engendraient la clarté (…)

Ils n’étaient que quelques-uns
Ils furent foule soudain

Ceci est de tous les temps


Paul Éluard




venerdì 3 gennaio 2025

Mary Oliver, Il Viaggio

“Un giorno, finalmente, hai capito
quel che dovevi fare e hai cominciato,
anche se le voci intorno a te
continuavano a gridare
i loro cattivi consigli;
anche se la casa intera
si era messa a tremare
e ti sentivi alle calcagna
l’antico contrasto.
‘Sistema la mia vita!’
gridava ogni voce.
Ma non ti fermasti.
Sapevi quel che andava fatto,
anche se il vento frugava
con le sue dita rigide
giù fino alle fondamenta,
anche se la loro malinconia
era terribile.
Era già piuttosto tardi,
era una notte tempestosa,
la strada era piena di sassi e rami spezzati.
Ma poco a poco,
mentre ti lasciavi alle spalle le loro voci,
le stelle si sono messe a brillare
attraverso gli strati di nubi
e poi c’era una nuova voce
che pian piano hai riconosciuto come la tua,
che ti teneva compagnia
mentre t’inoltravi sempre più,
di buon passo, nel mondo,
determinata a fare
l’unica cosa che potevi fare;
determinata a salvare
l’unica vita che potevi salvare”.
                                                                                                                                    Mary Oliver, Il Viaggio



mercoledì 1 gennaio 2025

Colette, Rêverie de Nouvel An

 « Une année de plus… À quoi bon les compter ? Qui pourrait me rendre la solennité puérile des jours de l’An d’autrefois ? Ma solitude, cette neige de décembre, ce seuil d’une autre année ne me rendront pas le frisson d’autrefois, alors que dans la nuit longue je guettais le frémissement lointain, mêlé aux battements de mon cœur, du tambour municipal, donnant, au petit matin du 1er janvier, l’aubade au village endormi… Ce tambour dans la nuit glacée, vers six heures, je le redoutais, je l’appelais du fond de mon lit d’enfant, avec une angoisse nerveuse proche des pleurs, les mâchoires serrées, le ventre contracté… Ce tambour seul, et non les douze coups de minuit, sonnait pour moi l’ouverture éclatante de la nouvelle année, l’avènement mystérieux après quoi haletait le monde entier. Il passait, invisible dans le matin fermé, jetant aux murs son alerte et funèbre petite aubade, et derrière lui une vie recommençait, neuve et bondissante vers douze mois nouveaux... » 

                                                                                                           Colette, « Rêverie de Nouvel An »