giovedì 25 agosto 2011

L'arte di correre di Murakami

Secondo Hegel nell'arte lo spirito vive in modo immediato e intuitivo ed acquisisce coscienza di sé. Leggendo il libro di Murakami, L'arte di correre, edito da Einaudi nel 2009, si ha la sensazione che lo spirito dell'autore viva, nel momento in cui si appresta a correre o a fare qualsiasi tipo di attività fisica, nella felicità e nella pacatezza più assoluta.



Non è sempre facile capire che cosa davvero suggeriscano le pagine di un libro di Murakami. Molti lettori si troveranno d'accordo nell'ammettere che, il più delle volte, si inizia un suo romanzo pensando di aver intuito, magari già ai primi capitoli, dove l'autore vuole andare a parare e invece lo si finisce con tutt'altra convinzione. E in questo sta la maestria che scaturisce da una scrittura onirica, dove ogni immagine descritta da Murakami sembra far parte di un progetto ben più vasto, qualcosa che ha a che fare con il simbolismo e se vogliamo anche con un certo realismo magico (di cui la letteratura italiana ci ha dato testimonianza con Bontempelli). Tra le pagine dei libri di Murakami si avverte un richiamo a tutto ciò che è archetipico, le tematiche si rincorrono, si abbracciano, si aprono su mondi possibili solo a coloro che si accostano a questo scrittore e ai suoi libri.

Ingannevole e sfuggente può apparire proprio il romanzo in questione, L'arte di correre. Murakami racconta un suo personale percorso che lo ha portato da proprietario del Peter Cat, un Jazz bar che ha gestito per sette anni, a uomo di cultura che dedica il suo tempo libero alle sue passioni: la musica e la letteratura. Fervido e curioso lettore nel giro di pochi anni inizia a dedicarsi al suo primo libro e da qui la storia è abbastanza nota. 

Ciò che è curioso è come l'arte della scrittura si associa a quella della corsa. E qui il libro è denso di riflessioni e aneddoti relativi le sue fatiche fisiche, i duri allenamenti per partecipare a gare e maratone, la sconfitta e la voglia di andare avanti, lo sconforto e la grinta che mai lo abbandonerà, il raggiungimento di un obiettivo e lo sforzo fatto per arrivarci. Tutto ciò non si traduce con  l'esasperato bisogno di vincere, di raggiungere a qualsiasi costo l'obiettivo, ma con una ben precisa metodica che accompagnerà il suo cammino quotidiano verso il traguardo, sia che esso venga raggiunto o meno. 
E' il percorso fatto ciò che interessa a Murakami, non la vittoria in sé.

Ps: vorrei ricordare che la traduzione di questo libro è di Antonietta Pastore, scrittrice e insegnante oltre che traduttrice. Se volete approfondire e saperne di più sui suoi libri, cliccate qui.

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