mercoledì 31 ottobre 2012

Esplosione di forme e colori nell'arte di James Roper


Esplosione di colori. Infinita leggerezza. Fuoco, acqua, aria, terra. Questi elementi sembrano racchiusi nelle opere di James Roper, originario di Knutsford (Inghilterra), laureatosi nel 2005 in Fine Arts al Manchester Metropolitan University. Dai dipinti alle sculture, nelle sue opere si intravedono dei riflessi dell'arte barocca e qualche visione dell'arte contemporanea incline a tutto ciò che è digitale ma anche molta energia condita con sapiente magia. E' un'arte singolare quella di James Roper, per niente scontata, ripetitiva o eccessivamente elaborata. E' un'arte che si esprime attraverso le emozioni, che si concretizza sulla tela o prende forma in una scultura, si frammenta per poi assemblarsi nuovamente. 
Mi sono sentita trasportata da una forza sconosciuta quando ho visto l'incandescente bellezza di forme e colori. Credo sia come entrare nell'immaginario pop surrealista di James Roper, faccio piano, perché non voglio disturbare e intanto il mondo di questo giovane artista inglese si staglia davanti a me. Ne sono rimasta folgorata.










martedì 30 ottobre 2012

Alice sottoterra: il Paese delle Meraviglie scritto e illustrato da Stefano Bessoni



Il panorama dei libri illustrati per bambini e ragazzi è così variegato da lasciare disorientato anche il più attento fruitore di questo genere di libri. E difatti mi sono lasciata sfuggire la presentazione di Alice sottoterra di Stefano Bessoni (Logos Edizioni) svoltasi alla Dorothy Circus Gallery il 12 ottobre. Una svista, una manciata di giorni che, tuttavia, mi hanno fatto precipitare in libreria per poterlo acquistare. 

Sfogliando Alice sottoterra le embrionali impressioni suscitate dalla locandina della presentazione del libro sono state confermate e nutrite da una lussureggiante sensazione onirica e, al contempo, inquietante. Un sogno, quello rappresentato da Stefano Bessoni, che corre veloce sul filo dell'inquietudine, rubando di tanto in tanto baluginanti visioni alla storia di Lewis Carroll: il coniglio scheletrico, il gatto il cui volto sembra tagliato a metà dal sorriso, un bruco spaventoso, un cappellaio molto matto e con un cappello altrettanto bizzarro e particolare, mentre Alice che si presenta come una ragazzina poco affascinante ma dallo sguardo profondo e penetrante. 

Alice sottoterra rivive le emozioni del Paese delle meraviglie di Carroll, tanto amato dai bambini quanto interpretato e stravolto dai grandi (basterà pensare a Tim Burton, per citare un famoso e fortunato esempio cinematografico). Tuttavia Bessoni sembra voler scavare ancor più nel profondo e nell'inconscio partendo proprio dal titolo che allude alla prima stesura di Carroll, Le avventure di Alice nel sottosuolo. Addentrandomi in questo sottoterra magico e non privo di misteri, le paure e le ossessioni emergono, così come ciò che è stato dimenticato, percepisco il bisogno da parte dei protagonisti della storia di riaffermare la propria identità, il ruolo all'interno di una storia ai confini tra realtà e immaginazione.

La maestria insita nella storia e nelle illustrazioni di Stefano Bessoni è filtrata dalle conoscenze per la zoologia e l’anatomia. Difatti Bessoni si era accostato a queste discipline per poi abbandonarle e abbracciare gli studi presso l’Accademia delle Belle Arti di Roma. Oltre che scrittore e illustratore, Stefano Bessoni è anche regista di tre lungometraggi, Frammenti di scienze inesatte del 2005, Imago mortis del 2009 e Krokodyle. Quest'ultimo presenta delle analogie con Alice sottoterra per quanto concerne i corpi scheletrici e macabri, la continua atmosfera inquietante che aleggia beffarda per tutta la durata del lungometraggio. 

lunedì 29 ottobre 2012

I libri per bambini illustrati da Melissa Castrillon


Melissa Castrillon è un'illustratrice inglese originaria di un piccolo paese, Hitchin. All'età di sei anni si trasferisce a Cambridge, dove tuttora vive e lavora. Attualmente si sta specializzando, attraverso un master, nell'illustrazione per bambini ma la sua penna ha già assaporato la carta stampata, tanto che ha già ricevuto dei riconoscimenti, mi riferisco al Highly Commended Cheltenham Illustration Awards 2011 per il libro Two Wolves oltre alle numerose mostre personali in giro per l'Europa (a novembre Melissa Castrillon sarà al Digital Zero Artshow in Portogallo e a marzo del 2013 sarà presente al Children's book Fair di Bologna)



Lo stile di Melissa Castrillon è morbido e denso di emozioni, i colori caldi lasciano un tenero retrogusto di cose buone, i volti dei personaggi sono sereni, in uno stato di grazia continuo, spesso fluttuano in un'atmosfera che coinvolge tutti, anche il lettore, arricchendolo, rendendolo sazio senza mai stancare. E' una penna, quella della Castrillon, che si muove con grande maestria e, se ci sarà occasione, poterla avvicinare a Bologna sarà un piacere.









domenica 28 ottobre 2012

Storia dell'illustrazione: le favole disegnate per bambini e ragazzi

E' curioso scoprire come trascorre le sue giornate un noto e amato scrittore, ed è altrettanto curioso scoprire come uno dei più grandi autori italiani sia abile nell'arte dell'illustrazione. Si tratta di Gianni Rodari, maestro delle favole per grandi e piccini, ma anche umoristico e capace illustratore come documenta l'Archivio Caltari mostrando al pubblico dei fantasiosi e divertenti disegni

E' proprio da Gianni Rodari che vorrei partire per raccontare emozioni e sensazioni, opinioni e percezioni della storia dell'illustrazione. Un progetto ambizioso se si pensa ai limiti imposti da un articolo: concisione, sintesi, ma anche completezza delle informazioni. Si l'obiettivo è ambizioso ma vale la pena affrontarlo. A darmi l'input è stata una passeggiata tra gli scaffali del RED, il nuovo spazio de la Feltrinelli da pochi mesi inaugurato a Roma, in Via del Corso. 

Lo spazio dedicato ai fumetti e alle favole per bambini mi ha incuriuosito dal momento che, in bella vista, c'erano alcuni libri di Nicoletta Ceccoli, che ho avuto il piacere di presentarvi a proposito della sua versione di Alice in Wonderland. Sfogliare, prendere, rimettere a posto, prendere di nuovo, sedermi e sfogliare ancora è stata una cosa automatica, quasi un riflesso incondizionato stimolato dal piacere per le immagini che accompagnano le storie. 

L'illustrazione ha, da sempre, guidato le persone a comprendere meglio l'ignoto. Come diceva Tacito in un passo de Agricola "tutto ciò che è ignoto si immagina pieno di meraviglie". Credo sia proprio racchiusa in queste parole la funzione dell'immagine all'interno di un libro o, più in generale, la funzione dell'illustrazione. E' risaputo che il mondo conoscitivo di un bambino è in continuo divenire e quindi, soprattutto in età prescolare e scolare, le illustrazioni hanno un forte potere sulla fantasia e sull'immaginazione degli stessi. Catalizzatrici di stimoli e approfondimenti, le immagini introducono i bambini in mondi inesplorati, si nutrono e si arricchiscono grazie alle storie narrate dagli adulti.

La storia dell'illustrazione per ragazzi affonda le sue radici nel lavoro dei figurinai. Nomi come Piero Bernardini, Giovanni e Fiorenzo Faorzi, Franco Bulletti, Ugo Fontana, Marina Battigelli e Luisa Fantini sono riconducibili alle immagini che hanno animato molti libri per ragazzi dai primi decenni del Novecento fino agli anni Settanta-ottanta. Uno studio completo e approfondito sulla storia dei figurinai per l'infanzia è stata offerta da Antonio Faeti con il saggio Guardare le figure. Gli illustratori dei libri per l'infanzia, edito da Einaudi nel 1972 e riproposto recentemente da Donzelli. Faeti ripercorre la storia dell'illustrazione portando in auge coloro che veramente hanno giocato un ruolo fondamentale, ovvero "i minori e i minimi" come li chiamò Calvino. Una storia, quella narrata da Faeti, colta, erudita, che cita e nomina, che non tralascia particolari ma, al contrario, vive degli stessi e su questi costruisce un grande percorso culturale e antropologico che ruota attorno al bambino.

La storia dell'illustrazione conosce momenti di grande confronto con le avanguardie del primo Novecento ma anche momenti di intensa e proficua ricerca se si pensa agli studi sull'infanzia e le fasi del bambino nel corso del Novecento.

La Dichiarazione di Ginevra del 1924, la Dichiarazione dei diritti del fanciullo del 1959 e la Convenzione sui diritti dell’infanzia del 1989 sono solo alcune delle tappe salienti, in ambito giuridico, volte a tutelare e affermare i diritti e i bisogni del bambino. Da un punto di vista psico-pedagogico basterà ricordare gli studi e gli obiettivi raggiunti da Maria Montessori.

Attualmente il mondo editoriale tra illustrazione e pittura sta conoscendo una forte predisposizione all'introduzione di una nuova visione del magico e del favolistico, raccontati con una velatura noir, nell'immaginario dei bambini e dei ragazzi. Ed è' proprio quello che ho notato passeggiando tra gli scaffali del RED. Una nuova visione della fiaba e della favola per bambini e ragazzi, ravvivata da colori e forme, da stili e tecniche, dalla bravura degli illustratori migliori del panorama artistico odierno, memori dei maestri del passato. E quindi ben venga quanto aveva affermato Tacito: tutto ciò che è ignoto si immagina pieno di meraviglie.

Diario della Domenica: L'ignoto si immagina pieno di meraviglie

Illustrazione di Rébecca Dautremer

Il titolo del Diario di questa Domenica è tratto da una frase di Tacito.

mercoledì 24 ottobre 2012

Deformography: alla Galleria Allegrini di Brescia la mostra dedicata ai Podmork


Alla voce Hackatao risponde il duo artistico formato da Sergio Scalet e Nadia Squarci. Le loro opere sono visibili alla mostra personale Deformography presso la Galleria Allegrini Arte Contemporanea di Brescia dal 29 settembre al 24 novembre 2012. La creatività è il mare in cui hanno sempre nuotato, la pubblicità è la prima terra sulla quale sono approdati, ma Sergio Scalet e Nadia Squarci hanno tanto da raccontare e lo fanno, ogni giorno, attraverso l'Arte.
Il focus della loro arte è centrato sui Podmork, creature totemiche, moderne ma dal ricordo ancestrale. Un rifugio, una via d'uscita dal quotidiano, immaginazione senza fine, Arte allo stato puro, i Podmork si stanno facendo strada nel mondo dell'Arte, capiterà anche a voi di imbattervi nel loro sguardo nelle gallerie d'arte o sul web. 
 Ho chiesto a Sergio Scalet di parlarcene.
Immaginando di parlare con qualcuno che ancora non conosce i Podmork, come li definiresti?
I Podmork sono la punta dell'iceberg di un immaginario immenso che sta dentro di noi e che attraverso loro riversiamo fuori per renderlo visibile al pubblico. Nello specifico i Podmork sono delle creature totemiche, ancestrali ma che presiedono il contemporaneo con la loro forza emotiva pura. Comunque lasciamo molta libertà interpretativa a chi entra in contatto con loro. Ognuno è libero di attribuire loro un senso...

Sei nato come pubblicitario. Quali sono le motivazioni che ti hanno portato a diventare un artista, in particolare il creatore, insieme a Nadia Squarci, dei Podmork?
Il fatto di aver lavorato in pubblicità sembra quasi un marchio indelebile. Anche quando parlano di Cattelan ancora lo associano al precedente lavoro. Sicuramente lavorare in pubblicità come creativo può essere d'aiuto perché richiede quotidianamente ricerca e produzione di idee. E' una palestra per il cervello non da poco. Purtroppo bisogna sempre scendere a compromessi con il cliente e con il pubblico vasto. Mentre con l'Arte hai più libertà di espressione e non serve che le tue idee piacciano a tutti, bastano anche poche persone consenzienti e con un certo gusto. Il resto è trascurabile. Anche Nadia viene dal mondo della pubblicità, forse la nostra è stata un fuga dalla superficie per una ricerca più profonda e stimolante.
Non è che i Podmork sono nati a tavolino, sono più che altro sbucati per caso e hanno preso il sopravvento sulle nostre vite a prescindere dalla nostra volontà. Sai quando fai delle cose immani senza fatica? Ecco.
Come vengono realizzati i Podmork?
Con nessun spargimento di sangue evidente. Anche se utilizzando delle resine sintetiche, ci si sente sempre un po' in colpa, come quando mangi l'insalata confezionata nella busta di plastica. Ma la differenza tra un oggetto artistico e una busta di plastica è che il primo lo si fa per sempre il secondo è per un attimo poi diventa inutile.
Deformography è la mostra che si terrà a Brescia presso la Galleria Allegrini Arte Contemporanea, dal 29 settembre al 24 novembre. Com'è nato questo progetto espositivo curato da Julie Kogler? Cosa c'è in cantiere?
Questa mostra è importante perché avviene dopo anni di lavoro e raffinazione della nostra tecnica, arriva proprio al momento giusto, il frutto maturo dopo una stagione di ricerca e sperimentazione per mettere a frutto una tecnica non facile anche dal punto di vista pratico (disegnare a matita su tela è complicato, è un processo lento, inoltre la grafite è delicata, va mantenuta nel tempo per questo abbiamo raffinato sempre più questa tecnica in modo che si conservi).
In Deformography spicca in tutta la sua potenza il mondo Podmork, dalle Sculture dipinte con livree particolareggiate alle tele fitte di grafismi orientaleggianti.
La reazione che vogliamo generare nel pubblico è sicuramente la meraviglia, e lo stupore. E' la sensazione che generiamo solitamente. La meraviglia è la più infantile delle emozioni che con il tempo si perde. Vogliamo dare anche il senso di un impegno costante, un lavoro maniacale del dettaglio che la contemporaneità ha perso a favore di uno stupore più smaccato e volgare. Vogliamo dimostrare che il concetto, l'emozione e la ricerca della perfezione possono vivere insieme in armonia.

Ora mi rivolgo a Nadia Squarci, rimasta in silenzio fino a questo momento. Mi piacerebbe capire il suo legame con i Podmork, con l'Arte in generale, le idee che ruotano attorno alla mostra, i progetti in sospeso...
Identificata con il nome HACKATAO, che racchiude la tua creatività e quella di Sergio Scalet, quanto c'è di tuo e qual'è il tuo ruolo all'interno del duo artistico che avete formato negli anni?
Lavoriamo sempre a 4 mani, non c'è un ruolo predeterminato. Ci sono processi tecnici che vengono meglio ad uno piuttosto che all'altro. Le idee di base da cui partiamo prima di realizzare un'opera, sono sempre dibattute e confrontate, finché non siamo d'accordo entrambi.
Com'è nato il progetto dei Podmork?
La sua nascita risale al 2007. E' stato un colpo di fulmine artistico, venuto da sé, che ci ha rapito e distolto dal resto. E' nato come tutte le cose dovrebbero nascere, senza intoppi o difficoltà (se non pratiche e comunque stimolanti).
Quale consiglio ti sentiresti di dare a un ragazzo che vuole intraprendere la tua stessa carriera, che ha idee ma non sa come concretizzarle?
Di fare quello che gli piace e lo emoziona, e poi provare a emozionare qualcun altro e un altro ancora. E' come un virus, se si diffonde funziona e va da sé e fa una strage, se invece ci si arrocca su un'idea magari frutto di un Ego che non si è confrontato con la scena contemporanea e storica, rischia di cadere dalla torre e farsi male.
Vuoi parlarci anche tu della mostra, Deformography?
La mostra è il risultato di un anno di lavoro ed è bellissimo vederlo tutto concentrato nella Galleria Allegrini Arte. Spero che il pubblico, in contatto con il nostro mondo, sia colpito non solo sulla retina ma anche nel profondo. E si dia il tempo di contemplare le opere che hanno diverse letture e lasciano molto spazio all'interpretazione personale.

martedì 23 ottobre 2012

Crowdfuture: a Roma la convention sul futuro del Crowdfunding

Il futuro delle start-up si gioca sul piano del crowdfunding. Una convention di stampo tutto italiano si terrà a Roma il 27 ottobre presso La Sapienza Università di Roma, Facoltà di Medicina e Psicologia e, nel pomeriggio, sono previsti vari workshop. "Crowdfuture – The Future of Crowdfunding" vuole fare il punto della situazione a proposito di finanziamenti "dal basso". Una realtà di cui avevo ampiamente parlato qui, esaminando il potenziale legame tra giornalismo e finanziamenti. 

Partendo dall'articolo di Mathew Ingram,  "Kickstarter be used to crowdfund journalism", avanzavo alcune riflessioni in relazione alle offerte proposte dalla piattaforma americana come possibile soluzione ai problemi economici nei quali versa il settore editoriale-giornalistico. Mi sembra che Ingram abbia lanciato un sasso senza ritrarre la mano, vale la pena fare alcune riflessioni. 

"Crowdfuture – The Future of Crowdfunding", la convention che si terrà a Roma il 27 ottobre, offre altrettanti spunti di riflessione. Le misure di sostegno alle start-up sono numerose. Il progetto di legge ne ha varate alcune che dovrebbero facilitare l'avvio di start-up innovative (penso alla semplificazione delle procedure burocratiche relative la costituzione e attivazione delle start-up o ai requisiti per l'identificazione degli abilitatori).

Se poi vogliamo fare un discorso di più ampio respiro basterà pensare al Decreto Sviluppo Bis approvato in CDM e che contiene una serie di interventi mirati a favorire le start-up e la digitalizzazione del Paese. Insomma una serie di manovre che hanno lo scopo di rialzare l'Italia dallo stallo tecnologico ed economico (oltre che emotivo) nel quale si trovava fino a poco tempo fa. 

Il decreto approvato prevede anche la legalizzazione di crowdfunding di start-up appoggiate da un investitore professionale. Quindi si sta facendo un primo passo verso una delle realtà americane più innovative degli ultimi tempi e verso un adattamento che, se non è d'obbligo, è comunque necessario in un Paese come il nostro. Ora, come si è chiesto Gianluca Dettori in un articolo a Chefuturo.it, "quali adattamenti normativi sarà necessario fare per accogliere il crowdfunding in Italia?".

Gli aspetti legali e il futuro del crowfunding, il Reward-Based e l’Equity-Based Crowdfunding, il Social Lending e il P2P Lending, sono solo alcuni degli aspetti che si discuteranno durante la convention. Nel pomeriggio i workshop saranno un'alternativa concreta al dibattito svoltosi a La Sapienza. Un momento per fare network e confrontarsi con professionisti del crowdfunding ma anche con neofiti. 

lunedì 22 ottobre 2012

Robert Doisneau, il pescatore d'immagini a Palazzo delle Esposizioni: Paris en liberté

Quando Sylvain Roumette chiese a Robert Doisneau se si fosse mai soffermato sulle sue fotografie, il grande fotografo francese del secolo scorso, rispose (immagino con una sicurezza non priva di emozioni): "Le mie no, mai, mi sembra di sfogliare un album di famiglia, ho il senso del tempo che passa, con la vecchiaia che giunge quasi inavvertitamente, a mia insaputa, che ti prende di sorpresa, ti dà le vertigini. La fotografia per me è un momento di felicità; ci si sente come dilatati da quello che ti entra negli occhi, vuoi conservarlo, è come -Signor Boia, ancora un attimo per favore-".

Questa visione, poetica e romantica intrisa di una spietata lucidità sulla fotografia e su ciò che potrebbe provare un fotografo dinnanzi alle sue opere, è quanto di più sincero abbia mai letto in materia. E non c'è una relazione con il fatto che tali parole provengano da uno dei più grandi fotografi che la Storia ci abbia mai presentato, credo, soprattutto, al fatto che ci sia un forte legame con l'approccio molto sensibile e anche molto divertito che coinvolge l'autore nei confronti delle sue stesse fotografie.

Robert Doisneau. Paris en liberté è la mostra, dedicata al Maestro della fotografia, presso il Palazzo delle Esposizioni a Roma fino al 3 febbraio 2013. Camminare tra le quasi 200 foto che animano la mostra è come entrare, in punta di piedi e col capo chinato, a casa di Doisneau, toccare con mano frammenti della sua vita, sentire quello che lui ha sentito mentre sceglieva un soggetto piuttosto che un altro. E' un attimo, quello che Doisneau chiamava disposizione di spirito, un attimo tuttavia che non dura molto ma viene immortalato e condiviso.

L'idea di condivisione delle fotografie è un altro aspetto che il grande Maestro ha sempre sottolineato sia nell'intervista a Sylvain Roumette sia in altre occasione e, credo, che emerga in modo evidente dalla mostra Paris en liberté. Parigi come un lungo fotoromanzo che evoca, in epoche e luoghi differenti, la stessa atmosfera favolistica e mitologica, con sfumature antropologiche specie quando fotografa persone nell'interno delle proprie casa, circondate da oggetti personali. In questo la formazione ricevuta da Vigneau è forte, presente in ogni sfaccettatura.

Altro aspetto sono gli sguardi delle persone, diretti all'obiettivo della macchina. Qui si vede il potere della fotografia e la maestria di un grande fotografo nel saper cogliere il significato emotivo che si celava dietro a quegli occhi.


Robert Doisneau. Paris en liberté ci restituisce l'album fotografico e personale di un grande artista. Di un grande uomo. 

sabato 20 ottobre 2012

Anomalies in mostra alla Copro Gallery: Stranezze umane e meraviglie anatomiche



Se il mercato artistico londinese ruota attorno ai pittori e alle immagini tradizionali, Los Angeles dà attenzione e spazio agli artisti emergenti e all'arte contemporanea. Ad affermarlo è il visionario di contemporary art, urban art e modern design sales Gareth Williams in un'intervista per la celeberrima rivista americana Juxtapoz. L'apertura verso movimenti e idee hanno, da sempre, contraddistinto la California, basti pensare all'Art Center College of Design a Pasadena, fucina di talenti, molti dei quali recensiti da Corsi e Rincorsi. Ma si può anche citare Mountain View, location di Google. Gli esempi sono tanti, noti e meno noti, tutti accomunati da ingegno, creatività e, soprattutto, finanziatori che credono nelle idee di giovani artisti.

Uno scenario che si discosta da ciò che accade in Europa, a partire dall'Inghilterra per poi sfociare in Italia. Nel nostro Paese le istituzioni dedicate all'arte contemporanea, strutturate in un’unica associazione, l’AMACI, sono una ventina. Uno sguardo dettagliato viene offerto da Ludovico Pratesi curatore del volume I Musei di Arte Contemporanea in Italia, Skira edizioni. 

Ed è proprio dalla California, da Santa Monica - Michigan Ave, che provengono le proposte migliori di questo periodo a proposito di arte contemporanea. La Copro Gallery ha inaugurato Anomalies, mostra collettiva di artisti provenienti da tutto il mondo. Travis Louie, Naoto Hattori, Murielle Belin, David Choquette, Sandra Yagi sono solo alcuni dei nomi che esporranno alla Galleria. Le opere trasfigurano la realtà, la distorcono, immaginano situazioni bizzarre, al limite della fantasia, stranezze umane e meraviglie anatomiche.

Una breve anteprima delle opere che si potranno ammirare...




giovedì 18 ottobre 2012

Il surrealismo nelle opere di Pat Perry



Non è un caso che Pat Perry venga presentato dopo Johan Thörnqvist. Artista e illustratore originario del Michigan, Pat Perry ha subito il fascino della terra dalla quale proviene, delle persone frequentate o incontrate casualmente durante i suoi viaggi. Osservando la foto sul suo sito, ho voluto immaginare questo giovane artista un po' squattrinato, che vive alla giornata, nessun progetto sul futuro, nessun piano solo tanta voglia di disegnare, di mettere il suo personalissimo stile surrealista e fumettistico a servizio della realtà

E vengo al punto. Ho voluto presentare Pat Perry dopo Johan Thörnqvist in quanto trovo che abbiamo una verve artistica simile quando si tratta di trasfigurazione della realtà. Come Thörnqvist, che parte dalle fotografie per ritoccarle e rimaneggiarle restituendoci una realtà altra, anche Perry parte da un'immagine o da una fotografia, per poi strutturare l'idea che ha in mente e, attraverso inchiostro e matita, talvolta utilizzando anche Photoshop, modellare la realtà che lo circonda, i colori e le forme delineando un mondo suggestivo in ogni particolare.

Ho notato una sensibilità simile tra i due artisti nel ricreare la realtà donandole quella patina vintage di cui parlavo ieri a proposito di Johan Thörnqvist.

mercoledì 17 ottobre 2012

Le Fotografie illustrate da Johan Thörnqvist


Nonostante molti critici (e anche alcuni artisti della vecchia guardia) dicano che siamo di fronte ad un periodo insignificante per la fotografia, noto molto fermento proprio in questo settore artistico che si sta espandendo a vista d'occhio dal punto di vista semiotico e tecnico

L'artista di cui vorrei parlare oggi parte proprio dalle fotografie per poi rivisitarle, immaginarle nuovamente. Si chiama Johan Thörnqvist, 26 anni, svedese d'origine, (Helsinborg per la precisione), e un'intelligenza creativa e logica (lo so che stanno agli antipodi ma in questo artista sembrano una cosa sola) promettenti per la sua carriera. Ho voluto immaginare Johan Thörnqvist mentre rovistava in qualche vecchio baule, oppure nei cassetti di credenze oramai ospitale solo per tarli, frugava negli armadi antichi alla ricerca di fotografie. Uno svariato numero di foto che avrebbe nutrito il suo copioso album artistico e che, ben presto, si sarebbero trasformate nelle opere che possiamo ammirare qui ma, soprattutto, nel suo sito.

Johan Thörnqvist trasfigura un paesaggio, miscelando emozioni, sogni e desideri e ottenendo effetti surreali e fumettistici. Difficile definire il suo lavoro o farlo rientrare in un movimento o corrente artistica proprio per la particolarità delle sue opere. La magia è solo uno dei fattori che balza agli occhi, ma entrano in gioco anche il carattere onirico, estetizzante e romantico delle fotografie, quella patina vintage che mette in risalto proprio gli elementi chiave delle opere di questo giovane artista svedese.

Le fotografie ritoccate da Johan Thörnqvist sono soffici, docili, tenere, suggestive, potenti. Sono sguardi su un mondo differente, un mondo che vuole sognare, provocare e, magari, anche incantare.